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LA NOTTE DEL 20 LUGLIO 1969

Dall'avventura di Apollo un grande balzo nella tecnologia

di Mario Cianflone

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10 luglio 2009


A riguardare le foto o i filmati d'archivio, a colori e soprattutto in bianco e nero si prova una certa nostalgia per quell'epoca pionieristica dei viaggi spaziali, abituati come siamo alla routine della tecnologia, talmente diffusa che non fa più scalpore. Sono passati esattamente 40 anni da quando, per la primissima volta, l'Uomo ha posato il piede su un altro corpo celeste. Era, infatti, il 20 luglio 1969, quando gli astronauti americani Neil Armstrong e Edwin Aldrin atterrarono, con il modulo lunare Aquila, sul Mare della Tranquillità.

Sono le 16 e 17, orario della costa orientale degli Stati Uniti. La missione Apollo 11 è un successo: il simbolo dell'audacia dell'uomo e della fiducia in una tecnologia avanzata ma fragile simboleggiata della storica frase di Armstrong, quel «piccolo passo per l'uomo, grande balzo per l'umanità», che in fondo racchiude il senso di tutta l'avventura dell'uomo dello spazio. Armstrong, Aldrin e Collins sono davvero arrivati "dove nessun uomo è mai giunto prima.
Le missioni Apollo accelerarono tutti il comparti della tecnologia made in Usa e portarono a progressi giganteschi in ogni campo: dall'elettronica, alla scienza dei materiali. I tecnici della Nasa e delle aziende committenti insieme agli scienziati delle più blasonate istituzioni universitarie e centri di ricerca si trovano di fronte a problemi mai affrontati prima. Li risolsero ideando soluzioni inedite, mai viste o sperimentate prima.

Le innovazioni che portarono al «piccolo passo per l'uomo, grande balzo per l'umanità» rappresentano la più straordinaria avventura tecnologia mai compiuta. Molte scoperte fatte allora - negli anni pionieristici dello spazio, tanto affascinanti da spingere rock star come David Bowie a scrivere brani come Space Oddity entrati di diritto nella storia della musica contemporanea – hanno contribuito a delineare il mondo così come lo conosciamo oggi, con tanta tecnologia immersa in ogni oggetto che quasi non ci si fa neanche caso. Quando si frigge un uovo nessuno pensa che il materiale per rendere la padella antiaderente è stato creato per le missioni spaziali. Nelle automobili la carica esplosiva degli airbag deriva da quelle usate per separare gli stadi dei missili, per non parlare dello sviluppo della microelettronica che portò alla creazione dei microprocessori e della rivoluzione dei personal computer. Sono oltre tremila le innovazioni indicate dalla Nasa e ve ne sono di fondamentali in ogni campo della scienza e della tecnica.

A 40anni dallo sbarco di Aldrin e Armstrong, la tecnologia dell'Apollo - il suo missile con quaranta chilometri di fili elettrici e migliaia di relais ed elettrovalvole comandate senza l'intelligenza artificiale di un chip - forse fa sorridere e sembra arcaica, eppure senza quella avventura molte delle cose che usiamo oggi, dai telefoni cellulari alle videocamere fino alle apparecchiature medicali non esisterebbero. E tutti sono un po' in debito con Armstrong, Aldrin e Collins.

Le missioni Apollo che proseguiranno fino alla numero 17 e il loro significato non è per nulla solo nella sfida tra superpotenze. La corsa allo spazio tra Usa e Urss aveva certamente un forte significato militare all'interno di un confronto geopolitico basato sulla deterrenza nucleare e capacità d'attacco di primo colpo. Lo sviluppo di vettori spaziali era alla base della creazione di missili intercontinentali balistici (Icbm) capaci di trasportare testate termonucleari multiple. Dunque dietro una corsa al progresso pacifico si nascondevano ricerche per costruire le macchine del giudizio universale. Ma al di là del valore politico-militare, le missioni Apollo, e in genere tutta l'avventura spaziale americana, ha avuto (e tuttora ha) ricadute enormi sulla vita di tutti i giorni.

La conquista della Luna è stata il trionfo della tecnica ma anche del coraggio. Il volo di Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins era tutt'altro che una passeggiata ed ebbe inizio alle 9 e 32 del 16 luglio 1969 quando, in una nuvola di fuoco, la sagoma del missile Saturn V, la più grande macchina volante mai costruita, un mostro alto più di 110 metri, pesante 2.500 tonnellate, con tre stadi pieni zeppi di propellente, si stacca dalla rampa di Cape Canaveral, in mezzo a un inferno di ossigeno liquido e cherosene e si proietta nel cielo della Florida. I tre astronauti sono seduti a bordo sopra una "bomba", a bordo di una capsula grande come un'automobile, comunque più confortevole delle vecchie Gemini e Mercury. La spinta dei motori è spaventosa: l'energia fornita dalle 13 tonnellate di combustibile bruciate ogni secondo portano il gigantesco missile un'altezza di 60mila metri in due minuti. Esaurito il primo stadio, si accende il secondo, poi il terzo. L'astronave Columbia è uscita dall'orbita terrestre ed è in rotta verso la Luna. L'equipaggio dell Apollo 11 ha di fronte a sè oltre 300 mila chilometri. Il viaggio durerà quattro giorni per arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima.

  CONTINUA ...»

10 luglio 2009
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